lunedì 14 dicembre 2009

Sono Sensitiva?



Scrivendo di questa mia esperienza, potrei passare per "strana" o per "matta", però ho notato che è una cosa che mi caratterizza. Ogni tanto penso a qualcosa o a qualche persona, in un momento di silenzio, di tranquillità, e subito dopo o qualche giorno dopo, avviene o vedo quella cosa o quella persona che avevo pensato precedentemente. È una cosa strana che mi capita da diverso tempo, però cerco di dirlo a persone di cui mi fido, cioè a persone che mi credono e che non annuiscono solo per farmi contenta, mentre in realtà pensano che io sia una “pazza”.
Loredana


Cara Loredana,
Solo qualche giorno fa, e precisamente il 24 Novembre del 2009, è stato pubblicato un articolo su Rupert Sheldrake:
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=29092

"Parlava dei poteri telepatici di cani, gatti ed uomini. E in particolare affermava che, a detta di Sheldrake, questa è un’area di ricerca quasi completamente ignorata. I ricercatori psichici e i parapsicologi l’hanno trascurata, perché hanno definito la parapsicologia come lo studio di facoltà umane straordinarie. Questo non vuol dire che gli animali non possano averle, ma nella parapsicologia e nella ricerca psichica l’attenzione è sempre stata focalizzata sull’uomo. I biologi, dal canto loro, hanno ignorato quest’area, perché esiste un tabù contro il cosiddetto paranormale. Per questo, nel mondo scientifico tutti ignorano tali fatti, anche se esiste una discreta quantità di prove a loro sostegno. E ogni volta che si parla di questo argomento, c’è qualcuno che ha una storia da raccontare in merito.
Poi Rupert Sheldrake aggiungeva: “La maggior parte delle persone aderisce in modo meramente formale a una visione del mondo meccanicistica (ovvero, trattare la natura come un fenomeno meccanico), perché essa è alla base dell’istruzione, dell’industria, dell’evoluzione e dell’economia moderne. Il modello meccanicista della realtà è quello dominante nella vita pubblica. E gli scienziati, naturalmente, lavorano al suo interno.”

Eppure, già lo stesso Sigmund Freud affermava: “E’ praticamente certo che l’occuparsi di fenomeni occulti porterà ben presto alla conferma che un certo numero di essi si verifica effettivamente; c’è tuttavia da presumere che ci vorrà molto tempo prima che si giunga ad una teoria accettabile riguardo a questi fatti nuovi.” Sigmund Freud ha esposto in modo diretto le sue convinzioni in tema di telepatia in due scritti: “Psicoanalisi e telepatia” e “Sogno e telepatia” entrambi redatti nel 1921. Trattando di un caso il Maestro scrive: “L’evento si spiega perfettamente se siamo disposti a supporre che questo sapere si è traslato da lui a lei, presunta profetessa, per vie sconosciute, e con esclusione delle modalità comunicative a noi note. La nostra conclusione dovrebbe dunque essere che esiste la trasmissione del pensiero” .
Anche Carl Gustav Jung, dopo aver conosciuto il premio nobel per la fisica Wolfgang Pauli, che conosceva il NON LOCALISMO della meccanica quantistica, teorizzò un inconscio collettivo ( ovvero un contenitore psichico universale, che contiene gli archetipi, cioè le forme o i simboli che si manifestano in tutti i popoli di tutte le culture) e la sincronicità.
Gli scienziati David Bohm e Karl Pribram teorizzarono, invece il paradigma olografico, ovvero l’olismo, che fornisce le basi teoriche delle filosofie orientali e della new age occidentale, che in base al NON LOCALISMO concatenano tutto l’universo, fornendo una visione unitaria della realtà.
Ricordo che esiste l’enciclopedia olistica ON LINE (http://www.enciclopediaolistica.com/) cofinanziata dalla Comunità Europea e redatta da diverse università italiane e da altre europee.
Segnalo inoltre che la facoltà di psicosomatica dell’Università di Torino ha un libro di testo ON LINE che tratta proprio di questi argomenti, e che è interessante consultare:
http://www.sicap.it/merciai/psicosomatica/badjob/Luca.pdf
Una delle teorie più recenti ed interessanti è quella degli scienziati russi capitanati da Pjotr Garjajev, che dice che il DNA umano funziona come una specie di "Internet biologico", ed è sotto molti aspetti superiore a quello artificiale. Queste nuove ricerche scientifiche, in Russia, direttamente o indirettamente, spiegano fenomeni quali chiaroveggenza, intuizione, guarigioni spontanee e guarigioni a distanza, autoguarigioni, tecniche di affermazione, aloni di luce attorno alle persone e molto altro:
http://www.nexusedizioni.it/apri/Notizie-dal-mondo/Ultimi-articoli/SCOPERTE-SUL-DNA-IN-RUSSIA
La teoria, invece, a cui, personalmente sono più portata a ritenere attendibile è quella della RETE DEGLI INCONSCI dello studioso Riccardo Calantropio, della cui scuola di pensiero, anch’io faccio parte. La visione di questa scuola di pensiero si distacca da metafisica, riduzionismo, relativismo ed olismo, individuando nell’evoluzione biologica attuale umana la produzione di una propria pseudo-spiritualità, data dalla possibilità degli inconsci umani di interconnettersi tra di loro, come in una rete internet; ma che a differenza della teoria russa, teorizza una memoria collettiva di tutta l’umanità, decisamente fisica, che si troverebbe distribuita in strati profondi degli inconsci dei viventi. Secondo questa teoria la telepatia non sarebbe altro che una più fortunata disposizione sinaptica di alcuni uomini, rispetto ad altri, tale che si abbia una maggiore comunicazione tra inconscio e coscienza (per cui nulla di spirituale o metafisico). Poi, per il NON LOCALISMO, l’interconnessione degli inconsci farebbe il resto, e sempre tramite gli inconsci si potrebbe accedere ai ricordi dei defunti registrati nella rete, facendoci credere di poter parlare con gli spiriti dei morti o che alcuni si possono reincarnare. La teoria presuppone poi diversi gradi di autocoscienza: quella della coscienza, quella dell’inconscio personale, e quella di gruppi di inconsci collettivi (come avviene negli insetti sociali o in stormi di uccelli). Quest’ultima qualità spiegherebbe anche le veggenze, i sogni premonitori e le profezie che si autoavverano.
Ovviamente, visto che è uno dei miei campi di studio, sono disponibile a scendere in maggiori dettagli, su richiesta.

Un caro saluto,
Alessandra


Cara Loredana,
La tua domanda richiama una questione antica che più recentemente è stata riformulata in questo modo: è possibile una corrispondenza reciproca tra stati interiori della mente ed eventi esteriori? Nel corso dell’esistenza, infatti, accadono eventi che sembrano non essere casuali. Coincidenze particolari che a volte lasciano interdetti. “Coincidenze significative”, potremmo dire. Infatti è proprio con questa locuzione “coincidenze significative” (ma guarda che coincidenza!, scherzo) che Carl Gustav Jung (1875 - 1961), il grande psichiatra e psicoanalista svizzero, denota tutta una serie di casi particolari. Jung considera con serietà la questione e per questo vi dedica ben due studi: La sincronicità (1951) e La sincronicità come principio di nessi acausali (1952). (Entrambi i saggi sono contenuti nell’ottavo volume delle opere di Jung, nell’edizione Bollati Boringhieri – il primo, più breve e più semplice, è nell’appendice del testo).
Tutto parte dall’analisi dell’applicazione del principio di causa nella spiegazione dei fenomeni. Il principio di causa, come sai, è un principio fondamentale, naturalmente, per la spiegazione scientifica. Jung, però, che aveva già studiato in precedenza il nesso di “causalità”, ha sollevato dubbi sull’applicazione senza riserve di tale principio in psicologia (ad es. nei sogni questo principio salta: da un effetto si genera immediatamente la causa e non viceversa, lo diceva già Freud). Egli pensa infatti che sia necessario dedicarsi allo studio di una serie di fenomeni che non sembrano interpretabili con le normali categorie di causa, spazio e tempo e che non sembrano essere riducibili alle categorie scientifiche classiche. Per affrontare la spiegazione di questi problemi, introduce il concetto di “coordinamento acausale”.
Così, nel 1951, Jung definisce come “fenomeni sincronistici” i fenomeni che coincidono con il contenuto psichico dell’osservatore e che accadono simultaneamente; oppure in uno spazio diverso o in un tempo diverso, un po’ come è accaduto a te. Scrive Jung questi tre casi: "1) la coincidenza di uno stato psichico dell'osservatore con un evento contemporaneo e obiettivo che corrisponde allo stato o al contenuto psichico (...) 2) la coincidenza di uno stato psichico con un evento esterno (più o meno contemporaneo) corrispondente, il quale però si svolge al di fuori della sfera di percezione dell'osservatore, e quindi distanziato nello spazio, e può essere verificato soltanto successivamente (...) 3) la coincidenza di uno stato psichico con un evento corrispondente, non ancora esistente, futuro, quindi distante nel tempo, il quale può essere verificato solo a posteriori" (1951, p. 545). Lo studioso Paolo Francesco Pieri nel Dizionario junghiano (Bollati Boringhieri, 1998) ricorda che queste diverse tipologie di eventi sarebbero “un aspetto particolare del cosiddetto ‘coordinamento acausale’ che sovrintenderebbe alla creatività, e cioè quegli ‘atti creativi’ che vengono a svolgersi attraverso le immagini, il pensiero e il linguaggio”.
Jung pensa dunque ad una corrispondenza precisa tra contenuto psichico e realtà: ovviamente l’evento esterno e quello interno devono avere lo stesso significato; e prima di poter interpretare tali fenomeni in base a nuove teorie, ovviamente si devono innanzitutto escludere sia possibili relazioni causali dirette tra gli episodi sia l’applicabilità di leggi statistiche nella loro spiegazione. Ma fatte salve queste condizioni, rimangono però da spiegare i fatti che, come disse Withehead sono spesso “irriducibili e ostinati”.
Come è possibile, infatti, che si manifesti qualcosa che così anticipatamente non può esserlo? La spiegazione di Jung è questa: esistono fenomeni che non hanno ancora ricevuto una spiegazione causale deterministica o statistica. Egli è consapevole però che la scienza non può spiegarli per due motivi di fondo.
Il primo è il fatto che la scienza utilizza come metodo di spiegazione il “principio di causa” e ciò che non manifesta una causa diretta riconoscibile non viene preso in considerazione; il secondo, è il fatto che la scienza esclude il fattore psichico nello studio della realtà. Per poter considerare i fenomeni che tu hai riportato, secondo Jung, la scienza dovrebbe “allargare” il proprio punto di osservazione e accogliere nel proprio metodo anche i due elementi sopra citati: ossia “il fattore acausale” e “il fattore psichico”.
Egli suggerisce pertanto di considerare tali fenomeni non tanto “irrazionali”, ma “extrarazionali”, ossia diversi dal paradigma della scienza condivisa.
Per spiegare questi fenomeni, egli fa riferimento al ruolo della “conoscenza inconscia”. Da una parte introduce il fattore affettività: sarebbero infatti particolari condizioni psichiche prodotte proprio attraverso l’affettività, in parte legata a qualche aspettativa, a consentire l’attivazione di queste forme di conoscenza. Ma soprattutto Jung fa riferimento all’attività di un particolare strato della psiche in cui percezioni, osservazioni e conoscenze inconsce pervengono poi alla coscienza. Ma questo era il pensiero dello psichiatra fino alla metà del secolo scorso. La ricerca scientifica contemporanea ha però fatto altri passi avanti. Se vuoi continuare i tuoi approfondimenti, pertanto ti invito a leggere le altre citazioni indicate da Alessandra nella lettera precedente.

Un caro saluto,
alberto

1 commento:

  1. Come si può, sempre che esista, un sogno premonitore da un semplice sogno? Se faccio un sogno in cui nel tempo nella realtà si sviluppano uno alla volta come tasselli di un mosaico gli elementi che componevano il sogno, dev'essere allora premonitore?? Potenzialmente dunque se la verifica può essere fatta solo a posteriori ogni sogno è un sogno premonitore...

    RispondiElimina